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Mauritius atmosfere coloniali

Sull’isola di Mauritius esistono ancora una mezza dozzina di eleganti residenze d’epoca coloniale, che un tempo erano il cuore pulsante delle piantagioni, abitate dalle ricche famiglie dei proprietari terrieri, che delineano un ideale itinerario della dolce vita creola. Prima tappa a Chateau de Labourdonnais http://unchateaudanslanature.com/, forse la più conosciuta delle antiche residenze mauriziane, che come si può intuire dal nome è la più sontuosa di tutte, con un’architettura che ricorda le mansion stile “Via col Vento” americane.

Restaurata di recente, è oggi aperta al pubblico con un percorso di visita che comprende anche gli estesi giardini e l’adiacente Rhumerie, dove si può degustare il rhum della casa. E se la visita si prolunga fino all’ora di pranzo? Nessun problema, all’interno della tenuta c’è anche un buon ristorante, La Table du Chateau, gestito – pensate un po’ – da un italiano, Fabio de Poli, che propone una cucina di ricerca di antiche ricette creole mauriziane reinterpretate, prevalentemente a base di pesce: da provare!

Prima di proseguire verso sud, dove si trovano le altre case creole, a breve distanza da qui merita una sosta anche il Giardino Botanico di Pamplemousses, che essendo stato aperto nel ‘700 è tra i più antichi del mondo con oltre 500 specie di piante esotiche: si passeggia all’ombra di acacie, svariate specie di palme, mangrovie, anche se è meglio evitare le ore più calde della giornata e munirsi di repellente per gli insetti, che qui sono a dir poco agguerriti.

Se non vi intendete di piante e fiori tropicali, vi conviene fare la visita guidata, che vi rivelerà particolari e aneddoti sorprendenti sulla flora locale. Il percorso dura circa un’ora e termina allo stagno delle ninfee giganti e dei fiori di loto, le principali attrazioni del parco.

Un magnifico parco ben curato di piante e fiori tropicali circonda anche Eureka http://www.maisoneureka.com/, tipica maison créole ottocentesca che sorge a sud di Port-Louis, la capitale. A differenza di Chateau de Labourdonnais, qui si respira un’atmosfera intima e familiare, come se i proprietari dovessero tornare da un momento all’altro: nella sala da pranzo la tavola è apparecchiata con piatti di porcellana e sotto il portico ci sono ancora gli arredi in midollino originali.

Proseguendo verso sud giungiamo alla Plantation de Saint Aubin www.rhumsaintaubin.com, l’ultima dimora coloniale del nostro itinerario, oggi trasformata in ristorante specializzato, ça va sans dire, in cucina creola. Non a caso ci viene servito un ottimo pollo alla vaniglia, che a giudicare dalle espressioni dei miei compagni di viaggio nella foto qui sotto, è stato decisamente apprezzato.

Vaniglia che, tanto per puntualizzare, viene prodotta all’interno della tenuta stessa, dove si coltiva la canna da zucchero dall’inizio dell’800. Infatti Saint Aubin è nota in tutta l’isola e oltre soprattutto per il suo rhum, ma di questo vi parlerò nel prossimo post.

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