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I sogni segreti di Walter Mitty, praticamente un’istigazione al viaggio

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Ci sono film destinati a diventare dei veri cult, se non in senso universale, almeno nel nostro immaginario personale. Magari non ci fai subito caso, esci dal cinema pensando di aver visto un bel film, ma niente di più. Poi però, alcune scene ti tornano in mente quando meno te l’aspetti, ti ritrovi a pensare casualmente al messaggio profondo della pellicola, che sembra destinato a te, sì proprio a te, e capisci che quel film ha lasciato il segno.

Ecco, “I sogni segreti di Walter Mitty” ha tutte le carte in regola per entrare nella mia personalissima filmografia di culto. Categoria road movie, ovviamente.

Era da tempo che non succedeva e rivederlo oggi è stato più che una conferma. Già, perché il film con Ben Stiller nel duplice ruolo di protagonista e regista, che avevo già visto al cinema un paio di mesi fa, è appena uscito in Digital HD, ultima novità in fatto di distribuzione digitale, firmato Twentieth Century Fox Home Entertainment. Così non ho perso tempo, me lo sono scaricato da Google Play (ma è disponibile anche negli store digitali iTunes, Xbox Video, PlayStation Network, CuboVision e Chili TV) e visto comodamente sul tablet in treno mentre tornavo da Bologna a Torino.

E’ stata la prima volta che ho acquistato un film online e devo dire che questa evoluzione del video-noleggio è proprio comoda, tanto più che ti permette di guardarti il film scelto dove e quando preferisci, volendo anche su smartphone o dcc, che per chi viaggia o è sempre in mobilità è un bel vantaggio. Per dire, con pochi click ho praticamente sostituito il panorama monotono della pianura padana che scorreva oltre il finestrino con i grandiosi paesaggi islandesi e himalayani che fanno da sfondo all’avventura di Walter Mitty. Se avete già visto il film, capite di cosa sto parlando.

In caso contrario vi anticipo solo che è la storia di un irriducibile sognatore, il Walter Mitty in questione (nome che in America è sinonimo di chi sogna a occhi aperti, appunto), impiegato nella redazione del leggendario magazine LIFE a New York, dove vive un tranquillo tran tran, spasimando per una collega carina senza avere il coraggio di dichiararsi e incantandosi di tanto in tanto nei suoi proverbiali sogni a occhi aperti in cui si trasforma in improbabile eroe della porta accanto. Fino a quando non viene annunciata la chiusura della rivista e il nostro Mitty è costretto a passare all’azione per rintracciare il grande fotografo Sean O’Connel (interpretato dal buon Sean Penn), on assignment in chissà quale angolo del pianeta, e scovare la fotografia perfetta per la copertina dell’ultimo numero del giornale.

Missione praticamente impossibile per uno come Mitty, ma a quel punto scatta qualcosa e inizia un’avvincente avventura in giro per il mondo, dall’Islanda alle cime dell’Himalaya, e non aggiungo altro. Sappiate solo che Mitty si tuffa nella vita reale e…siamo noi spettatori che iniziamo immancabilmente a sognare. Complici del repentino cambio di ruoli sono i grandiosi paesaggi islandesi che iniziano a scorrere sullo schermo, ripresi da una fotografia da urlo ed esaltati dall’HD.

Ed è lì, tra vallate sconfinate e cascate maestose, che scatta, incontenibile, la voglia d’Islanda. Voglia di immergersi completamente in quella natura pura, di farsi accarezzare da quella luce potente come solo a quelle latitudini può esserlo, di provare l’ebbrezza di lanciarsi in longboard lungo i pendii dell’Eyjafjallajökull, sì proprio il vulcano dal nome impronunciabile che nel 2010 lanciò con un’eruzione lo scompiglio nei cieli di mezzo mondo. E come se non bastasse, dall’Islanda l’azione si sposta poi nella wilderness assoluta dell’Himalaya, tra i panorami del mitico tetto del mondo.

Ed è qui che si ha la definitiva conferma: questo film è un’istigazione al viaggio, a mettersi in gioco, a partire verso luoghi remoti alla ricerca di nuove realtà e, in fondo, anche di noi stessi. Avere il coraggio di sfidare l’ignoto, lasciandosi ispirare anche dal famoso motto di LIFE che incoraggia le persone a “…vedere le cose a migliaia di chilometri di distanza, le cose nascoste dietro le pareti e all’interno di stanze, cose pericolose da raggiungere… per poi restare stupiti.”

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