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Cosa vedere in Lombardia in una settimana

Palazzo Ducale Mantova

Cosa vedere in Lombardia

Cosa vedere in Lombardia se si ha una settimana a disposizione? Ecco un itinerario che, partendo dalle città d’arte della Pianura Padana, arriva fino alle montagne della Valtellina, passando per il Lago di Como. Cremona, Mantova, Monza, Como, Lecco e Morbegno sono le tappe di un viaggio tra arte, cultura, natura, gastronomia, tradizioni ed esperienze uniche che ho provato personalmente durante un coinvolgente blogtour in collaborazione con Explora inLombardia.

Cremona

Cosa vedere in Lombardia: Cattedrale Cremona
Cattedrale di Cremona

Il nostro viaggio ha inizio a Cremona, di cui visitiamo subito la piazza del Comune, sulla quale si affacciano gli edifici politici e religiosi più rappresentativi, di cui vi ho già parlato qui dopo la mia recente visita in occasione della Festa del Torrone.

Se per i golosi Cremona è la città del torrone, per gli appassionati di musica, invece, è soprattutto la città del violino. L’eccellenza del saper fare tradizionale liutario a Cremona, resa grande dai liutai cremonesi come Amati, Guarneri e Stradivari, e riconosciuta dall’Unesco come Patrimonio Culturale Immateriale dell’Umanità nel 2012, è celebrata nel Museo del Violino, da visitare se volete sapere tutto, ma proprio tutto su viole, violini, violoncelli e via dicendo.

Museo del Violino Cremona
Museo del Violino Cremona

Un percorso davvero affascinante, attraverso la storia e la diffusione degli strumenti a corda nel mondo, ma che spiega anche come e perché si è sviluppata la liuteria classica cremonese, chi erano e in quale contesto operarono i grandi liutai del passato e perché gli strumenti di Stradivari sono famosi nel mondo.

Potete ammirare la collezione permanente di archi del museo e poi entrare nello Scrigno dei Tesori, il Sancta Sanctorum, dove sono conservati alcuni dei violini più preziosi del mondo, tra cui il celebre Cremonese di Stradivari, simbolo della città, del valore di 12 milioni di euro.

Museo del Violino Cremona
Museo del Violino Cremona

A questo punto vi sarà sicuramente venuta voglia di sapere come si costruisce un violino, quali sono le tecniche e le fasi di assemblamento di uno strumento, insomma, di vedere un vero liutaio all’opera. Niente di più facile a Cremona, dove ci sono una settantina di botteghe che rappresentano, appunto, questo inestimabile patrimonio immateriale, alcune delle quali aprono le loro porte su prenotazione ai visitatori.

Liutaio Cremona
Liutaio Cremona

Noi siamo entrati in quella di Stefano Conia, figlio e nipote d’arte con il saper fare liutario praticamente iscritto nel DNA. Un luogo fuori dal tempo, che profuma di legno, resine e tantissima passione, senza la quale non si realizzano veri capolavori.

Liutaio Cremona
Liutaio Cremona

Facendoci toccare con mano legni e ferri del mestiere, Stefano ci ha spiegato passo passo i numerosi passaggi, fatti rigorosamente a mano, che in circa due mesi di lavoro trasformano semplici pezzi di legno in nobili strumenti musicali richiesti in tutto il mondo.

Mantova

Da un Patrimonio dell’Umanità a un altro. Lasciata Cremona, abbiamo raggiunto Mantova, dove siamo andati alla scoperta dell’eredità architettonica e culturale lasciata dai Gonzaga, per la quale, insieme a Sabbioneta, è stata dichiarata Patrimonio Mondiale dell’Umanità. Leon Battista Alberti, Giulio Romano e Andrea Mantegna sono i grandi artefici del Rinascimento di Mantova per volere dei Gonzaga, le cui opere sono sparse per la città.

Cosa vedere in Lombardia: Mantova
Mantova

Dell’Alberti abbiamo ammirato la maestosa basilica quattrocentesca di Sant’Andrea, al cui interno si trovano alcuni affreschi su disegno di Giulio Romano. Di quest’artista, di cui è attualmente in corso una grande mostra in città, sono anche le cinquecentesche Pescherie, un tempo adibite al commercio del pesce e attualmente in via di recupero. MantovaLa magistrale mano del Mantegna si ritrova invece tra le sale del Palazzo Ducale, enorme complesso tra i più estesi d’Europa di edifici, gallerie, piazze, cortili e giardini che era la residenza ufficiale dei Gonzaga.

Percorrendo questo labirinto di sale e saloni siamo infine giunti alla stanza più preziosa di tutte: la Camera degli Sposi, uno dei gioielli assoluti del Rinascimento lombardo, capolavoro di Andrea Mantegna, che la realizzò tra il 1465 e il 1474 su commissione di Ludovico II Gonzaga. La sala servì sia come stanza privata del principe, sia come ambiente di rappresentanza per accogliere potenti e ambasciatori, che rimanevano estasiati davanti a tale magnificenza.

Palazzo Ducale Mantova
Palazzo Ducale Mantova

Fu invece fatto costruire dall’imperatrice Maria Teresa d’Austria il Teatro Scientifico Bibiena, un vero gioiello architettonico dalla rara pianta a campana e quattro ordini di palchi. A circa un mese dall’inaugurazione a fine 1769, accolse un concerto del giovane Amadeus Mozart al suo primo tour all’estero accompagnato dal padre, che scrisse che non aveva mai visto un teatro così bello.

Monza

Monza è città ricca di storia e cultura, famosa per la Villa Reale, ma soprattutto per l’Autodromo, tra i più importanti del mondo, che ho avuto l’occasione di visitare partecipando a uno dei tour guidati che aprono al pubblico le porte dei luoghi più esclusivi del Circuito di Monza.

Autodromo Monza
Autodromo Monza

Passando dalle tribune, si entra nella sala stampa più grande che abbia mai visto, che può accogliere fino a 500 giornalisti. Adiacente c’è la Sala Briefing, dove si fanno i brief delle squadre prima della gara e la conferenza stampa dei primi tre arrivati dopo la gara; poco oltre c’è la Sala Direzione Gara, una sorta di centro di regia, che è il vero cuore dell’autodromo. E il podio? Certo che si vede anche quello, e volendo si può anche salire sul gradino più alto, emulando i più grandi campioni del mondo di F1!

Autodromo Monza
Autodromo Monza

Ma il momento più emozionante, inutile dirlo, è stato percorrere la leggendaria pista a bordo di un minivan (ma è possibile farlo anche in bicicletta, oppure con una vettura sportiva guidata da un pilota professionista). Senza dubbio una delle esperienze più memorabili di questo tour in Lombardia.

Cosa vedere in Lombardia: Monza
Monza

Abbiamo poi fatto anche un giro per il centro storico di Monza, che conserva ancora vestigia della millenaria tradizione longobarda, come il Duomo fatto costruire dalla regina Teodolinda, l’Arengario e l’ex casa degli Umiliati, oggi sede dei Musei Civici che ospitano spesso mostre interessanti.

Quella in corso in questo periodo è In linea con Leonardo: un’esposizione che rende omaggio al genio toscano, di cui si celebra il 500mo anniversario della morte, con stampe ottocentesche e opere dei cosiddetti artisti leonardeschi, cioè allievi o imitatori della sua arte.

Monza
Monza

Como

La tappa successiva, Como, ci ha accolto con l’incanto di Como Città dei Balocchi, l’evento natalizio che include mercatini nelle piazze, la baita di Babbo Natale, la mostra dei presepi dal mondo, concerti, eventi e soprattutto le luci del Magic Light Festival.

Molto più che semplici luminarie, sono fantastiche animazioni luminose proiettate su palazzi e monumenti del centro storico che creano un fantasmagorico spettacolo luccicante che ha il suo fulcro nella Cattedrale e nelle piazze adiacenti.

Como

Como
Como

Como è sinonimo di seta e quindi non poteva certo mancare una visita al Museo della Seta, che raccoglie oggetti, macchinari e strumenti di lavoro che raccontano la storia e l’evoluzione della produzione del prezioso tessuto in città, oltre alle storie degli uomini, cioè imprenditori e industriali, che ne sono stati gli artefici.

Museo della Seta Como
Museo della Seta Como

Uno di questi è Davide Bernasconi, fondatore delle storiche tessiture seriche che portavano il suo nome, di cui visitiamo la villa a Cernobbio. Conosciuta come la “casa che parla”, è un edificio di raffinato gusto Liberty, trasformata in un museo con tante storie da raccontare.

Cernobbio Lago di Como
Cernobbio Lago di Como

La visita diventa così un’esperienza multisensoriale, durante la quale si è liberi di curiosare nei cassetti, ascoltare i racconti di chi ha vissuto nella villa o ha lavorato nelle seterie, tessere con un antico telaio o provare il “tocco della seta”, un trattamento estetico rilassante.

Lecco

Da Como, ci siamo poi spostati sull’altro ramo del Lago di Como, quello manzoniano per eccellenza, che ha in Lecco il suo centro più importante. È qui che ha trascorso la sua infanzia e l’adolescenza Alessandro Manzoni, ed è sempre qui che ha poi ambientato I Promessi Sposi, tra il lago e le splendide montagne, per le quali Lecco è stata insignita del titolo di Città Alpina.

Lecco
Lecco

Un legame indissolubile, quello tra Lecco e i suoi monti, che dalle cime di casa ha portato gli scalatori lecchesi alla conquista di alcune delle vette più celebri del mondo. Un’epopea raccontata nell’Osservatorio Alpinistico Lecchese, che celebra la montagna e la storia dell’alpinismo lecchesi. Un’esposizione interattiva che ricostruisce le vicende dell’alpinismo locale, delle grandi spedizioni sulle montagne del mondo, attraverso filmati e attrezzature di ieri e di oggi.

Orrido di Bellano Lecco
Orrido di Bellano Lecco

La visita dell’Osservatorio ci introduce in modo naturale all’ultima tappa del nostro tour: la Valtellina, che raggiungiamo dopo una sosta a Bellano per visitare il celebre Orrido, tra le località turistiche più note del Lario.

Si tratta di una gola profonda scavata nei secoli dalla forza impetuosa del fiume Pioverna: una passerella consente di percorrerne la parte iniziale, fiancheggiata da ripide pareti rocciose ricoperte di vegetazione, accompagnati dal rimbombo dell’acqua, un ambiente naturale di grande suggestione, accresciuta dalla presenza della Cà del Diavol, che la credenza popolare ritiene essere un luogo di misteri.

Valtellina

Morbegno
Morbegno

Ed eccoci infine a Morbegno, il comune più importante della bassa Valtellina, dove scopriamo tesori architettonici come la chiesa di San Giovanni dalla bella facciata in pietra e palazzo Malacrida, che cela un salone meravigliosamente affrescato con trompe l’oeil, restaurato di recente.

Il paese si è sviluppato attorno all’antico ponte di San Giovanni Nepomuceno sul torrente Bitto, che dà il nome al prelibato formaggio DOP in vendita nei negozi di alimentari del borgo e in alcune aziende agricole dei dintorni.

Morbegno
Morbegno

Come La Fiorida di Mantello, un agriturismo d’alto livello, con ristorante, centro benessere, allevamento, macello, caseificio e negozio dove fare scorta di tutti i prodotti tipici valtellinesi, dai formaggi Bitto e Casera alla slinzega, dalla bresaola alla torta Bisciola, e poi mieli, marmellate, salumi, dolci, liquori, senza dimenticare i vini doc della Valle come il Valtellina Superiore e lo Sforzato.

Insomma, una realtà unica nel panorama italiano, che offre anche un ricco programma di attività didattiche: si possono visitare le stalle, seguire i processi di lavorazione del caseificio o, come abbiamo fatto noi, partecipare a un workshop per imparare a fare il burro e il formaggio.

Morbegno
Morbegno

Sul versante opposto della valle rispetto a Morbegno si estende la Costiera dei Cèch, ricoperta di terrazzamenti coltivati a vite e punteggiata di graziosi borghi rurali. Il principale è Traona, dominato dalla bella chiesa di Sant’Alessandro, ingentilita da un porticato affacciato sulla vallata, che vale la pena di raggiungere per ammirare lo strepitoso panorama che spazia sulla bassa Valtellina.

Valgerola
Valgerola

Risalendo il corso del Bitto, invece, si percorre la Valgerola, parte del Parco regionale delle Orobie Valtellinesi, disseminata di piccole borgate alpine che custodiscono antiche tradizioni e alpeggi dediti alla produzione del Bitto.

Nei boschi secolari si snodano innumerevoli itinerari escursionistici e le piste della piccola stazione sciistica di Pescegallo, che abbiamo raggiunto dall’abitato di Fenile con una rilassante ciaspolata lungo il Sentiero della Salute, un percorso di circa due chilometri e mezzo alla portata di tutti.

Ciaspolare attraverso la fitta conifera resa fiabesca dalla nevicata del giorno prima, circondati dalle montagne che occhieggiano oltre le cime degli abeti, è stata un’esperienza fantastica, che ci ha fatto ritrovare il contatto con la natura.

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