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Mantova, riapre al pubblico la Camera degli Sposi di Palazzo Ducale

Mantova

Palazzo Ducale con la favolosa Camera degli Sposi, capolavoro del Mantenga, da solo vale un viaggio a Mantova. Ma se non conoscete ancora la terra dei Gonzaga, allora vi consiglio di prendervela comoda e mettere in conto almeno un week-end per esplorare a passo lento – volendo anche a piedi, in bicicletta, o in barca sui laghi formati dal Mincio – la città cantata da Torquato Tasso e riconosciuta come Patrimonio dell’Umanità dall’Unesco.

Ovvio, qualunque itinerario di scoperta non può che iniziare proprio da Palazzo Ducale, in piazza Sordello, tanto maestoso, con trentaquattro mila metri quadri e oltre cinquecento stanze, da sembrare una città nella città. Approfittate dell’apertura straordinaria di quest’estate e lasciatevi incantare dalla Camera degli Sposi, anche se, a dispetto del nome, non era una camera nuziale ma un locale di alta rappresentanza della corte dei Gonzaga.

La vera sorpresa, poi, è scorgere, tra le foglie di una finta colonna, la testa del Mantegna, un autoritratto al posto della firma. L’impronta del grande maestro rinascimentale si ritrova anche su un palazzo (ora un negozio di cappelli), a due passi da piazza Mantegna, la cui facciata è interamente dipinta, tra putti, tralci, nastri. Come ha detto lo storico dell’arte, Arturo Carlo Quintavalle, “ha la forza, la tensione, la qualità che ritroviamo nei Trionfi di Cesare”.

E la copia, quasi perfetta, dei Trionfi (gli originali sono a Hampton Court a Londra) che il Mantegna realizzò per Ludovico II Gonzaga sono visibili a Palazzo San Sebastiano, il museo della città. Conserva notevoli cicli d’affreschi, come le imprese gonzaghesche del Crogiolo, del Porcospino, del Sole. Da non perdere, la Camera dei Brevi: al centro campeggia un mazzo di biglietti che sembrano gettati dall’alto, a simboleggiare la fortuna.

Tra gli altri tesori da scoprire della città lombarda ci sono la Rotonda di San Lorenzo, in piazza delle Erbe, la più antica chiesa cittadina (edificata alla fine del XI secolo) di forma circolare, sul modello di quella che Costantino aveva fatto realizzare a Gerusalemme, nel luogo del sepolcro, dal quale il Cristo resuscitò.

E ancora Palazzo D’Arco (oggi Sede della Fondazione omonima), un elegante palazzo neoclassico. E’ quasi come se fosse ancora abitato in un contrappunto perfetto tra mobili antichi, strumenti musicali fuori dal comune: la Tiorba a 18 ordini di corde datata 1647 (se ne conoscono attualmente solo tre esemplari in tutto il mondo).

Palazzo Te, progettato da Giulio Romano, è un altro capolavoro di architettura, in perfetta armonia con i giardini, le decorazioni plastiche e pittoriche. La Sala dei dei Giganti, dei Cavalli e di Psiche sono le più conosciute, ma la chicca è “l’Appartamento del Giardino Segreto”, luogo privato di contemplazione e di riposo, ornato da dipinti e rilievi allusivi alla cultura e alle virtù del mondo classico.

Da non tralasciare, infine, i luoghi legati al grande Tazio Nuvolari, l’imprendibile Mantovano Volante. Dalla Chiesa di Sant’Andrea (sorta su progetto di Leon Battista Alberti) dove si celebrano i suoi funerali con una folla immensa, passando per la casa dove visse gli ultimi anni di vita, il cui muro esterno s’ispira ai vecchi box del Nurburgring, dove il campione automobilistico vinse nel 1935.

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